Come preparare il caffè cubano
Caffè cubano: un rito di gusto e identità
Diffuso nei quartieri dell’Avana e nelle comunità cubane nel mondo, il caffè cubano si distingue per la sua preparazione unica. La tecnica prevede l’aggiunta di zucchero di canna nel filtro della moka, sopra il caffè macinato, in modo che si sciolga durante l’estrazione. Ne risulta un espresso corposo, aromatico, naturalmente dolce, con sfumature che ricordano caramello e melassa. Il profumo che sprigiona, intenso e persistente, è il preludio a un gusto rotondo e pieno, mai amaro. L’arabica conferisce eleganza e morbidezza, mentre il fuoco lento favorisce la formazione di una crema compatta e avvolgente. In ogni sorso, la sintesi perfetta tra semplicità ed equilibrio.
Preparazione e significato culturale
Realizzare un vero cafecito richiede pochi strumenti ma gesti precisi: una moka robusta, una miscela arabica macinata fine, zucchero di canna grezzo — e soprattutto tempo. Nulla è lasciato al caso: dall’acqua che non deve superare la valvola, fino al fuoco basso, che consente un’estrazione lenta e controllata. Non si aggiunge zucchero in tazza: è già tutto lì, fuso con il caffè, pronto da servire in piccole dosi, come da consuetudine.
Ma il caffè cubano è anche un gesto sociale. Offrirne una tazzina è una forma di accoglienza, un invito alla conversazione o un modo per concluderla. Ogni famiglia cubana ha la propria variante, ma la regola è una: qualità, semplicità, lentezza. Prepararlo significa entrare in un tempo diverso — quello della memoria, dei legami, della pausa condivisa. In un mondo che corre, il cafecito ci ricorda il valore di rallentare.
© Daniel Crusoe — Riproduzione riservata
Etichette: Cucina etnica

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